Progetto di cooperazione interterritoriale
“Aree rurali Bikefriendly”.
Le Marche offrono una varietà inaspettata di paesaggi. L’apparente uniformità geografica di questa terra compresa tra i monti dell’appennino e l’azzurro del mare adriatico, letta solitamente a partire dalla direttrice litoranea, con il mare di lato, svela una ricchezza di situazione inaspettata se soltanto la si percorre in senso trasversale, tanto più quanto ci si avvicina arre aree interne.
Il pettine trasversale dei fiumi crea innanzi tutto un’alternanza di spazi vallivi chiusi e di crinali panoramici. Una compresenza tra un orizzonte basso, orientato alla terra ed un orizzonte alto, spettacolare e luminoso, che ritorna in pieno nella poetica leopardiana de l’infinito.
Questa alternanza si ritrova nel carattere stesso dei marchigiani, chiuso e cordiale al tempo stesso.
Ma la varietà del paesaggio si riscontra in altre situazioni, come la presenza netta di una dorsale montana pre-appenninica e di una seconda dorsale più propriamente appenninica. Due serre che a volte sembrano assomigliarsi in altezza e complessità morfologica, altre volte si presentano difformi e ben distinguibili, altre ancora alle due dorsali se ne aggiunge una terza sul lato del mare.
Queste dorsali generano paesaggi tipicamente montani ma lasciano nel loro intercalare ampi spazi collinari, i cosiddetti “sinclinori” dove le valli, e le strade che le percorrono, piegano in senso parallelo alle line e di crinale.Ma le dorsali, di formazione calcarea, hanno la caratteristica di generare gole nei punti in cui i fiumi la incidono, rendendo poco agevoli le comunicazioni.
Si generano così una serie d spazi visivamente e fisicamente confinati, circoscritti, che le popolazioni che qui si sono succedute hanno riconosciuto come il loro ambiente di vita, la loro terra.
Ecco perché le montagne e i fiumi sono linee di contatto tra ambienti culturali che, pur simili, hanno retroterra culturali diversi, legati a volte più spiccatamente alla cultura piceno-sabina, a volte a quella umbra, a quella gallico-celtica, e procedendo nella storia a volte ai bizantini altre ai longobardi, altre ancora ai migranti schiavoni, in un mix di presenze culturali che hanno in comune l’esserci amalgamate, fuse insieme a definire una cultura contemporanea, quella marchigiana, nella pluralità trova la sua vera e più profonda identità. Per questo non esiste un dialetto marchigiano, ma esistono molti dialetti marchigiani, Per questo le Marche solo l’unica regione d’Italia “al plurale”.
Nel territorio dei Comuni del “GAL colli Esini San Vicino”, che comprende grosso modo l’intera area interna della provincia di Ancona e la parte nord-ovest parte di quella di Macerata, possiamo riconoscere – su base geografica e storico-culturale – 4 paesaggi, divisi tra loro dalla dorsale preappenninica e dal corso del fiume Esino, il più grande della regione e storico “limen” tra l’orizzonte latino e quello gallo-celtico.
I due quadranti aperti verso il mare sono divisi dal corso dell’Esino ma si distinguono fisicamente perché se il quadrante nord degrada uniformemente dalla dorsale boscosa di Arcevia verso il mare, sempre visibile sullo sfondo, quello a sud è frammentato dalla dorsale di Cingoli che crea in piccolo sinclinorio ai piedi del San Vicino, stretto tra le montagne, una settore collinare che guarda al mare da posizione più alta e vicina, meno distesa, trovando sul suo orizzonte la mole boscosa del M. Conero.
I due quadranti interni cono entrambi compresi tra la dorsale preappenninica e quella dell’appenino, ma anche quici sono forti differenze. L’Esino in questo caso più che dividere unisce, attraverso la città di Fabriano che è punto di connessione primaria in senso nord-sud , lungo le antiche vie francigene, e in senso trasversale tra versante tirrenico e adriatico.
Il settore nord appare tuttavia un’estensione dell’area di connessione più importante dell’Italia centrale, dove si incrociano strade e si incontrano popoli. Luogo di storiche battaglie che hanno deciso le sorti d’Europa, dove l’abitare fa più disperso e i centri di riferimento, come Sassoferrato o le vicine Arcevia e Genga, sono aspri e fortificati. Un luogo dove le radici paiono poco profonde e la gente è abituata ad emigrare ed a cambiare lavoro in base alle circostanze.
Il settore sud incede è dominato dalla presenza della città di Matelica, in posizione mediana – ma separata – dalle principali vie di comunicazione che delineano i confini del suo piccolo ambiente a nord l’Esino ed a sud il Potenza. L’Umbria è storicamente di casa, forese più che a Fabriano, ma Matelica sembra poter contare su una sua continuità di stanzialità, dai piceni, alla colonia Romana, alla vitalità del centro medievale al ruolo eminente nello Stato della Chiesa., fino al ruolo di spicco per essere stato il paese di origine di Enrico Mattei. Il clima di questa campagna nascosta, protetta dalle montagne, ha sempre favorito l’agricoltura e la ricerca della qualità, la vicinanza di un polo culturale come quello di Camerino ha elevato il livello della nobiltà locale. Questi fattori hanno limitato la spinta ad emigrare e favorito il senso di appartenenza.
Difficile trovare un nome per questi paesaggi attingendo da luoghi geografici o fattori storico-culturali, si rischierebbe di focalizzare su un aspetto una realtà che invece è composita e complessa.Abbiamo pensato così di riferirci a dei personaggi noti, figli di ciascuno di questi paesaggi, che a ben vedere, proprio per questo fattore genetico, rappresentano nel loro carattere il del carattere dei luoghi:
il paesaggio del quadrante Carlo Urbani
il paesaggio del quadrante Michele Scarponi
Il paesaggio del quadrante Giovanni battista Salvi
Il paesaggio del quadrante Enrico Mattei